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Recensioni
Una colomba lanciata da due mani; un pane, una coppa e tanti pellegrini che camminano verso la luce; adolescenti in suggestivi ambienti pervasi da un raccolto senso del mistero; volti che si stagliano su una situazione confusa; volti che invocano un aiuto; volti che suggeriscono pace e quiete; invito a fermarsi di tanto in tanto per far trasparire la propria anima nuda... Questi alcuni dei temi preferiti da Umberto Gamba. Nelle sue opere la linea accarezza le forme e ci introduce in un'atmosfera che ci permette di meravigliarci, di contemplare e di fare nostri gli ideali dell'artista. Questi si presenta come una persona che vuole divertirsi con l'arte e desidera, con la sua tecnica nuova e originale (china su ottone), gridare un messaggio: il quadro non deve essere un puro fatto estetico, ma, mentre contiene una realtà bella in se stessa, deve essere contemporaneamente un suggerimento di apertura al mistero. Non soltanto i quadri a soggetto religioso lasciano trasparire un grande senso di spiritualità (ogni volto di ragazza può essere il viso della Madonna come i linea-menti della madre del Dio fatto uomo possono essere il ritratto della moglie dell'artista e di tante donne alle quali egli vuoi bene), ma pure le opere « profane » sono pervase dall'impronta di un Dio che fa sue tutte le cose che tocca. Se è vero che ognuno di noi che parla di Dio lascia le sue impronte sul suo volto, a maggior ragione ciò si può dire dell'artista che si prefigge di riprodurre il volto di ogni volto. Per esprimere la continuità tra opera sacra e profana Gamba si serve, come tecnica, di una « tramatura » che lega i soggetti delle varie opere: una tecnica che fa ritrovare la stessa idea in un paesaggio, in un volto, in una figura, in una natura morta... sotto forma di una ideale « rete » che lega l'artista con l'opera e con colui che la contempla. Gamba si nutre del bello senza aver paura di confrontarlo con la realtà meno idilliaca che caratterizza il vivere quotidiano. È un bello scoperto nelle persone con le quali egli vive (le persone amate e quelle sul cui volto è più difficile scoprire l'impronta del bello e del divino), nelle situazioni molto normali della vita, nel creato dove regna armonica la presenza che finalizza e attira a sé con l'irresistibile forza dell'amore. Per Gamba, inoltre, il quadro deve essere una realtà non solo espressiva per lui, ma anche per chi lo guarda: a questo scopo egli sa negarsi ciò che potrebbe essere molto significativo ma poco leggibile: è questo un nobile intento, un segno d'amore per la gente che ha diritto di accostarsi all'opera d'arte senza sentirsi umiliata o esclusa: la verità dell'arte appartiene alla semplicità vera e profonda, umana perché divina, divina perché squisitamente umana.
Prof. Salvoldi don Valentino